I cambiamenti che la pandemia ha portato con sé sono davvero innumerevoli,
sia dal punto di vista personale che, aspetto da non sottovalutare, sotto il profilo professionale.
Concetti come smart working o telelavoro sono entrati a far parte della quotidianità di milioni di lavoratori e le aziende hanno dovuto molto rapidamente adeguarsi all’impossibilità di continuare a gestire il personale in sede, soprattutto durante i periodi di lockdown.
Nonostante lo stato di crisi sia rientrato e tutto sembri essere gradualmente tornato alla normalità,
gli stravolgimenti che hanno interessato migliaia di imprese, piccole, medie e grandi,
hanno ovviamente lasciato alcune conseguenze che si riflettono sulla gestione dei dipendenti e degli spazi di lavoro;
per questo motivo si parla già di come saranno gli uffici del futuro.
Tante attività hanno infatti deciso di mantenere almeno in parte la modalità del telelavoro per una fetta del personale,
avendo toccato con mano alcuni vantaggi, soprattutto economici;
altre sembrano invece essere alla ricerca di nuove forme per gestire gli ambienti di lavoro.
Stando ad alcuni dati raccolti nel Report Uffici H2 2021 di World Capital,
pare siano infatti aumentate le richieste di nuovi spazi in grado di integrare le modalità di lavoro tradizionali con quelle che abbiamo visto in questi ultimi anni,
come appunto lo smart working.
Ne consegue che il valore immobiliare, soprattutto in città come Milano dove questo genere di cambiamenti ha attecchito di più,
sia aumentato considerevolmente. Stiamo parlando infatti di canoni di locazione per uffici che hanno raggiunto la cifra di 610 euro a mq/anno,
con una maggiorazione del +3,4% rispetto allo scorso anno e che, stando ad alcune quotazioni raccolte a luglio,
toccano picchi di 3800 euro a mq, con un prezzo mensile di 23,1 euro a mq.
La ricerca per gli affitti commerciali, che nel capoluogo lombardo supera le tredicimila richieste,
si concentra soprattutto sul design e la struttura di questi ambienti, le cui stanze devono necessariamente risultare confortevoli e adeguate alla flessibilità dei lavoratori.
Ma che caratteristiche hanno, dunque, questi cosiddetti uffici del futuro?
Per prima cosa è fondamentale scegliere la metratura giusta: non troppo grandi, né troppo piccoli.
Basta perciò agli uffici dispersivi e che spesso causano soltanto un dispendio economico eccessivo e ovviamente no ad immobili di dimensioni troppo ridotte.
La via di mezzo più adeguata per realizzare ambienti che possano davvero essere definiti uffici del futuro sta nella coesistenza di alcuni elementi imprescindibili,
che devono necessariamente tener conto delle nuove esigenze.
Ciò che le aziende stanno cercando, ad esempio, è uno spazio che possa mettere insieme i dipendenti che operano in sede con quelli che lavorano da remoto,
ma anche garantire un’alternanza per chi sceglie la flessibilità lavorativa e quindi opta per momenti di lavoro in presenza e altri di smart working.
Gli uffici del futuro diventano quindi spazi in cui far coesistere al meglio queste modalità,
facendo ovviamente attenzione alla situazione sanitaria e al rischio dei contagi.
C’è dunque chi predilige le postazioni private più ampie, magari da condividere al massimo con un’altra persona,
e chi non disdegna le aree comuni, che risultano essere molto efficaci soprattutto per quei dipendenti che scelgono,
a o quali viene richiesta, la modalità mista.
Lasciare una stanza vuota quando il lavoratore è in smart working può infatti essere un grosso spreco,
mentre tutto viene ottimizzato se è contemplata la presenza di aree comuni con postazioni condivise, ad esempio, in stile coworking.
Per questo motivo, nonostante le eccezioni sempre presenti,
la tendenza delle aziende, soprattutto in località come Milano, che registra un segno positivo nell’asset uffici,
sembra andare in una direzione comune.
Le imprese, infatti, come abbiamo detto, puntano a una perfetta integrazione tra il lavoro in presenza e quello in remoto.
Ciò significa che hanno molto chiaro come devono essere gli uffici del futuro e come questi debbano rappresentare il connubio perfetto tra efficacia,
flessibilità, ottimizzazione e, soprattutto, riduzione di ogni inutile spreco.
Il layout più ricercato è dunque quello facilmente modulabile, con una minoranza di spazi aperti, i cosiddetti open space,
che andavano per la maggiore durante il periodo pre-covid,
ma che possono risultare rischiosi dal punto di vista dei contagi.
Allo stesso tempo, però, la richiesta dei lavoratori è quella di avere ambienti privati più grandi,
con sistemi di aerazione all’avanguardia e la possibilità di sfruttarli con totale flessibilità.
Queste analisi si riferiscono, naturalmente, al quadro generale. È chiaro, infatti,
che la modulazione degli spazi all’interno degli uffici del futuro dipenderà molto anche dalla tipologia di azienda, dai servizi offerti e dal genere di lavoro che deve essere svolto all’interno di questi ambienti.
Ci sono casi, ad esempio, in cui il modello open space e coworking risulta essere imprescindibile e garantisce una notevole riduzione dei costi;
altri in cui è necessario dare priorità alle stanze private. Ciò che accomuna tutti è, però,
come abbiamo detto, il bisogno ormai inevitabile di far coesistere le diverse modalità operative che si sono sviluppate in questi ultimi anni.
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