Il canone d’affitto dei locali commerciali è diverso rispetto all’importo pattuito per contratti di locazione per immobili ad uso abitativo.
Scopriamo insieme come viene stabilito, come aggiornarlo e come procedere in caso di mancato adempimento.
Affittare un locale commerciale non è molto diverso dall’affittare un locale ad uso abitativo. Tuttavia, diversamente da quanto accade per il contratto d’affitto ad uso abitativo,
per l’affitto di un locale commerciale è necessario specificare l’utilizzo dell’immobile nel contratto, che deve essere compatibile con eventuali divieti previsti nel regolamento condominiale.
Per quanto riguarda il canone affitto locali commerciali, questo può essere deciso dalle parti contraenti senza limiti di legge.
L’importo del canone affitto locali commerciali non è soggetto a limiti di legge ed è, per questo, lasciato all’autonomia contrattuale di conduttore e locatario. Quest’ultimo,
infatti, ha piena facoltà nel chiedere un canone corrispondente al valore di mercato dell’immobile al momento della stipulazione.
( il canone approssimativo può essere determinato verificando negozi similari il locazione in zona ed eventuali borsini immobiliari,
meglio rivolgersi ad un professionista che si occupa di questo in quanto il valore è dato principalmente dal passaggio di persone davanti al negozio,
con valori diversi spesso anche nella stessa Via ma marciapiede diverso )
che il possibile conduttore deve accettare.
Tuttavia, se l’importo pattuito può apparire corrispondente al valore di mercato al momento della stipula, con il tempo questo potrebbe non essere più vero.
Ecco perché è necessario un aggiornamento del canone di affitto per i locali commerciali che, però,
non può essere effettuato tramite clausole di adeguamento del canone di affitto ma solo attraverso Istat.
Dunque, una volta pattuito l’importo iniziale, le parti possono convenire ad una riduzione del canone di affitto dei locali commerciali per un determinato periodo,
e per determinate ragioni da specificare nel contratto, ma non un aumento .
Secondo la Corte di Cassazione, vige il principio della libera determinazione del canone di affitto dei locali commerciali. In virtù di tale principio,
sono legittimi tanto il contratto tramite cui le parti predeterminano il canone,
quanto il patto con il quale i contraenti provvedono a stabilire un importo del canone diverso da quello inizialmente pattuito per gli anni futuri.
In caso di mancato pagamento da parte del conduttore nei confronti del locatario, il conduttore può essere considerato inadempiente e quindi moroso. Il locatore può,
di conseguenza, richiedere lo sfratto del locale adibito ad uso commerciale rivolgendosi ad un avvocato che attiverà una procedura specifica.
Dunque, il conduttore moroso dovrà presentarsi in Tribunale per l’udienza in una data fissata dopo la notificazione dell’atto.
Spetterà al giudice valutare la gravità dell’inadempimento e decidere se procedere con lo sfratto.
L’aliquota iva ammonta al 21% e le tasse che si pagano per un locale commerciale sono: proprietà Imu, conduttore l’imposta sui rifiuti Tari,
le imposte sul contratto d’affitto relative al canone di locazione al 50%
I canoni di locazione per l’affitto di un negozio sono molto diversi da città a città,
periferia o centro via commerciale o residenziale , con valori che possono avere un ampia forbice specie se situato in importanti città posizioni centrali.
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